L’impronta ecologica è un metodo di misurazione che indica quanto territorio biologicamente produttivo viene utilizzato da un individuo, una famiglia, una città, una regione, un paese o dall’intera umanità per produrre le risorse che consuma e per assorbire i rifiuti che genera. Il metodo consente di attribuire, sulla base di dati statistici relativi ad ogni Paese, un’impronta ecologica di un certo numero di ettari globali pro capite come “necessità” di territorio biologicamente produttivo. Analogamente, ma restringendo il campo a un parametro più tangibile, concreto e misurabile, l’impronta carbonica, che traduce l’anglofono “Carbon footprint”, è la misura dell’impatto delle nostre attività sull’ambiente, in particolare sul cambiamento climatico, a causa del rilascio di gas ad effetto serra.
Per eseguire questo computo si adotta un software di calcolo, chiamato sinteticamente “Calcolatore del Carbonio” (Carbon calculator), che permette di stimare la quantità di gas a effetto serra prodotta durante un processo industriale a causa di tutti i fattori produttivi, tra cui il consumo di energia necessaria per il processo produttivo in sé, per il riscaldamento o il raffreddamento, per il trasporto delle materie prime, per l’acquisto di materiali di consumo, e così via per ogni passaggio della filiera. In Inglese il termine Carbonviene utilizzato come abbreviazione di carbon dioxide, ossia diossido di carbonio, più comunemente detta anidride carbonica; sarebbe quindi più corretto chiamare questo strumento “calcolatore delle emissioni di gas ad effetto serra” o, eventualmente “calcolatore per il bilancio dell’anidride carbonica”.
Il peso delle emissioni di GHG diversi dalla CO2 sull’effetto serra viene valutato in unità equivalenti di CO2, attraverso adeguati coefficienti di trasformazione detti GWP (Global Warming Potential) (UNFCCC, 2006). Dalla raccolta complessiva dei dati aziendali e dal loro inserimento nel Calcolatore è possibile ottenere il valore di emissione ripartito per le singole voci e per singolo Ambito. Ita.Ca® si pone come ulteriore obiettivo quello di intraprendere un primo percorso di validazione di metodi di calcolo dei “sequestri” di CO2 da parte dei suoli vitati. Dal momento che il vigneto con suolo inerbito rappresenta anche un’essenziale opportunità per sequestrare CO2 in modo permanente, compensando così in modo virtuoso le emissioni, in Ita.Ca® sono stati inseriti i coefficienti che permettono di valutare il recupero dell’anidride carbonica da parte dei vigneti e delle aree verdi di proprietà diretta aziendale, in affitto o di proprietà dei conferitori. Il calcolo viene effettuato tenendo in considerazione le diverse tecniche di gestione del suolo e utilizzando opportuni coefficienti tratti da bibliografia. Quest’ultimo approccio è peraltro condiviso e proposto da OIV (Organizzazione Internazionale della Vite e del Vino) nella propria versione del Protocollo GHGAP 2011.
Ita.Ca.®, individua le emissioni provenienti da tre diversi ambiti della filiera, al fine di distinguere le responsabilità dirette ed indirette e rendere più chiare misure ed interpretazioni:
L’impronta primaria, o in “Ambito 1” è una misura diretta delle emissioni di CO2 da combustibili fossili, tra cui il consumo interno di energia per il trasporto o per i lavori aziendali.
L’impronta secondaria, o in “Ambito 2” è una misura delle emissioni indirette di gas serra causate da energia acquistata da fornitori esterni. Spesso questa è la componente principale (es. gas serra prodotti per fabbricare l’energia acquistata per far funzionare impianti di riscaldamento o refrigerazione).
L’impronta terziaria, o in “Ambito 3” include le voci di produzione di gas serra determinate da tutto il ciclo di vita dei prodotti e materiali che si acquistano e si utilizzano durante il ciclo produttivo.